Non chiederci la parola che squadri da ogni lato

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

(Eugenio Montale, “Ossi di seppia”, Torino, Piero Gobetti editore, 1925)



“Non chiederci la parola che squadri da ogni lato” è una poesia scritta nel 1923 da Eugenio Montale.
Apre l’omonima sezione nell’opera “Ossi di seppia” (1925).

Celebre rimase il monito finale: l’unica verità che è data all’uomo è la coscienza dell’impossibilità di avere qualche certezza, ovvero una coscienza in negativo, in un mondo indecifrabile e inconoscibile.
L’autore sceglie di utilizzare i verbi al plurale, per sottolineare la condivisione di questa consapevolezza con l’intero genere umano.

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