COS’È LA NAZIONALE?

Dal sito della Federazione Italiana Giuoco Calcio:

“Costituita nel maggio 1910, la Nazionale italiana di calcio vanta oltre un secolo di storia sportiva colorata d’azzurro, caratterizzata da emozioni, passioni popolari e vittorie esaltanti vissute insieme a milioni di italiani di tante generazioni: quattro coppe del mondo FIFA (1934, 1938, 1982, 2006), due Campionati Europei UEFA (1968 e 2021), una Medaglia d’Oro (1936) e due Medaglie di bronzo (1928 e 2004) ai Giochi Olimpici.”

Come dichiarato dalla FIGC alla Rivista Undici, andrebbe aggiunta anche la Coppa Internazionale – antenata dell’Europeo – vinta nel 1930 e poi bissata nel 1935.

La Nazionale italiana vanta un palmares di cui poche altre nazionali possono fregiarsi, e perciò la narrazione degli Azzurri punta prima di tutto su questo: la tradizione vittoriosa che unisce le varie generazioni del nostro Paese.
Anche se, purtroppo, esiste ormai una generazione che non ha mai visto l’Italia disputare un Campionato mondiale.

Ad oggi sembra difficile, se non impossibile, rispondere alla domanda ‘Cos’è la Nazionale? senza rendere protagonista il passato.

L’Europeo 2021, per fortuna ma sopratutto per merito, ha permesso di ravvivare una passione popolare che – malgrado lo storytelling della FIGC – negli ultimi 15 anni è sembrata indebolirsi.

Storytelling che proviamo a ripercorrere nelle parole dei vertici federali (Gravina, Valentini, Sacripante):

“Serve far crescere l’appeal commerciale della FIGC e rafforzare il brand sia in Italia che all’estero.
Anche quando si entra in una nuova era, bisogna mantenere il desiderio di generare emozioni straordinarie nei tifosi.

L’immagine della Nazionale deve celebrare le emozioni e la passione dei fan italiani, riflettendo una tradizione gloriosa e allo stesso tempo ispirando una nuova fase nella storia del calcio italiano.”
“La nascita dell’Area Revenue, nell’ambito dello sviluppo del piano industriale, si sposa con la visione di ampliare gli orizzonti della Federcalcio anche sotto il profilo economico.
La partnership con Adidas, poi, è un altro passo significativo per aumentare l’attrattiva commerciale e rafforzare il brand.
Con nuovo logo, nuove maglie, e riorganizzazione interna l’Italia somiglia sempre più a un vero club di alto livello.”
“La trasformazione digitale è importantissima per massimizzare la conoscenza e l’engagement dei tifosi.
Dobbiamo coinvolgere le nuove generazioni attraverso le piattaforme social e progetti di innovazione come gli eSports​​.
Inclusione sociale, uguaglianza di genere, ambiente e innovazione tecnologica sono al centro della nostra strategia di sostenibilità.
Altra priorità aumentare il coinvolgimento delle comunità locali e migliorare l’accessibilità per tutti.”

Ha scritto la rivista Sportweek in un altro speciale promosso dalla FIGC, pubblicato subito prima dell’inizio di Euro2024:

“La Nazionale del 1928 stravinse 11-3 la finale per il terzo posto contro l’Egitto. E potevano essere 12, ma Fulvio Bernardini, anche detto Il Dottore perché laureato in scienze economiche, sbaglio un rigore per non infierire troppo sugli avversari.”

Il racconto e l’immagine di ieri la fanno da padrone, prevalgono sull’oggi e sul domani

Pensiamo all’Europeo 2024, tristemente concluso agli ottavi: Armani e la FIGC hanno deciso di rievocare enfaticamente, con la divisa di rappresentanza, la rappresentativa olimpica del 1928, vincitrice di un bronzo.
Non ricorreva un anniversario, non si celebrava una vittoria, e si parlava appunto di Olimpiadi. Eppure si è optato per una citazione all’indietro.
Senza dimenticare che le Nazionali degli anni ‘20 e ‘30 furono un’arma di propaganda del regime fascista, perciò rimane difficile pensare di voler richiamare lo spirito di quegli anni.

Il risultato di quest’ennesima operazione amarcord ha purtroppo confermato i presupposti: al brutto risultato sportivo si è affiancato un coro di bocciature per la divisa in stile retrò, accompagnata da un servizio fotografico non all’altezza (Di Lorenzo e compagni non sembrano avere un futuro da fotomodelli).

Non rimane che sperare in un futuro più roseo, affidandosi all’estro di Mister Spalletti, uno dei pochi fuoriclasse in squadra e forse l’unico a brillare in divisa, col suo sorriso incantatore.

Dal sito della FIGC:

“Sono 8 le Nazionali maschili dalla A all’Under 15, che partecipano all’attività internazionale FIFA e UEFA, oltre alla Nazionale Universitaria che ogni due anni partecipa ai Campionati del Mondo universitari, le Universiadi.
Ultimi arrivi nel gruppo delle squadre azzurre sono la Azzurri Legends, la Nazionale delle Leggende che ha esordito nell’ottobre 2019, e le eNazionali, le Squadre di Pro Evolution Soccer e FIFA che prendono parte alle competizioni virtuali internazionali.”

Non esiste solo una Nazionale italiana di calcio

La Federazione lo precisa con chiarezza.
Quello azzurro è sempre di più un sistema di rappresentative che indossa la maglia della Nazionale nei contesti più vari, sia a livello maschile (8 rappresentative) che femminile (6 rappresentative).
A cui si aggiungono la nazionale universitaria, le Azzurri Legends e la eNazionale, le ultime due tutte al maschile.

E allora perché non iniziare a svincolare l’identità visiva delle varie rappresentative da quella della Nazionale A?
Senza stravolgerne la natura, ma usando gli elementi grafici in maniera corretta.

Le quattro stelle dei Mondiali vinti sono oggi onnipresenti sulle divise azzurre – perché parte integrante dello stemma – ma sarebbero in realtà prerogativa della sola Nazionale maggiore (e delle Legends, naturalmente).

Costruire identità visiva aiuta a costruire identità di squadra.

Lavorare sull’immagine in maniera integrata, non considerando le varie rappresentative solo come ancelle della Nazionale A, sarebbe un passo importante per dare dignità al sistema esistente.

Dal sito della FIGC:

“La Nazionale Femminile, che ha giocato la sua prima partita il 23 febbraio 1968 a Viareggio con la Cecoslovacchia, ha disputato 4 fasi finali del Mondiale, raggiungendo come miglior risultato i quarti nel 1991 e nel 2019.
Sono 12 invece le partecipazioni al campionato Europeo, dove spiccano i secondi posti ottenuti nel 1993 e nel 1997.”

La Nazionale non è più (non è mai stata?) solo una squadra, è un sistema di rappresentanza di uno sport (e quindi di una società?)

L’identità visiva della Nazionale deve quindi rispecchiare e potenziare questo sistema, anche a livello comunicativo.

Prendiamo l’esempio della Nazionale femminile: fino al 2019, anche sulla divisa delle #Azzurre erano presenti le quattro stelle dei Mondiali maschili.
Un errore a cui si decise finalmente di porre rimedio per la Coppa del mondo in Francia.
La rappresentativa femminile ha una sua dignità e una sua identità, perciò lo stemma deve richiamare quella storia, non altre.

L’applicazione corretta dello stemma accompagna quindi la crescita del movimento calcistico femminile, uno degli ambiti su cui si dovrebbe investire ancora.
Come fare, a livello di immagine?
Lavorando, ad esempio, come fanno altre nazionali, su una divisa di campo che non sia la stessa dei colleghi maschi.

La divisa, come lo stemma, è lo spazio in cui raccontare – e scrivere – la propria storia.

Ma il sistema non si ferma alle rappresentative maschili/femminili e, si noti bene, neanche al perimetro formale della FIGC.
Un’immagine che funziona riesce a comunicare trasversalmente a tutta la comunità calcistica (a tutta la comunità sportiva?).

La rappresentativa olimpica del 2008, l’ultima a partecipare alla manifestazione, utilizzava la divisa federale ma lo stemma dell’Italia Team CONI; perché questa disintegrazione?

La Nazionale Creators, interessante esperienza nata nel 2022, utilizza lo stesso sponsor della FIGC (Adidas) ma la sua immagine non comunica con quella delle rappresentative federali, diversamente da quanto accade negli altri Paesi; sarebbe possibile immaginare un’identità visiva più aperta, meno rigida, che accolga anche le iniziative non gestite a livello centrale?


GLI AVVERSARI DI SEMPRE

I brasiliani che festeggiano alle spalle di Roberto Baggio, fermo a testa bassa, e che si disperano dopo il miracolo di Dino Zoff, allo stadio Sarrià di Barcellona.
I cugini francesi che esultano al golden goal di Trezeguet, per poi vedere lo stesso David sparare il suo rigore, che sarà decisivo, sulla traversa dell’Olympiastadion.
La Germania che vince il Mondiale a Roma e l’Italia che alza la Coppa a Berlino.
Maradona che insulta gli italiani mentre fischiano il suo inno, prima di eliminare in casa quella Nazionale che tanto aveva fatto patire gli argentini nel 1978 e nel 1982.
La perfida Albione, sempre sconfitta nelle grandi competizioni: agli Europei del 1980, del 2012, e del 2020-21, e prima a Italia ‘90, e ancora ai Mondiali del 2014.
Il tikitaka mortale delle Furie rosse nella finale degli Europei 2012, inefficace contro gli Azzurri di Mancini nella semifinale del 2021.

I nostri rivali ci definiscono.
Non esistono eroi senza anti-eroi.

Sono tanti i momenti entrati nella storia della Nazionale, tristi e felici, sono tante le scene che ci accomunano e ci aiutano a dire chi siamo, che siamo una cosa sola.

La maggior parte di questi ha visto come co-protagonisti gli avversari di sempre: i Verdeoro, les Bleus, die Mannschaft, la Albiceleste, i Tre Leoni, e la Roja.

Rivalità legate a doppio filo ai destini degli “eroi” e dei “condottieri” che le hanno animate.
Tratteggiate dai colori e dai simboli stampati sulle maglie in campo, sulle bandiere negli stadi, nei cuori dei tifosi.

L’Italia è l’unica, tra le Big del calcio internazionale, a non vantare nessuna icona nazionale, nessun pittogramma, tra i propri simboli.

Il Brasile ha la Croce dell’Ordine del Cristo portoghese;
la Francia sfoggia il suo galletto (e la Marianna);
la Germania utilizza l’aquila del Sacro Romano Impero;
l’Argentina – come l’Uruguay – ha il Sole di Maggio, richiamato dagli inserti in oro;
l’Inghilterra ha da secoli iconizzato i tre Leoni e le rose Tudor;
la Spagna esibisce lo stemma reale, il toro e, recentemente, il garofano.

L’Italia è sempre e solo Azzurro e Tricolore. I Santi Colori.

Ogni bambin@ appassionat@ di calcio sogna di giocare la finale dei Mondiali. E ogni bambin@ italian@ immagina che quella finale siaItalia-Brasile.

È La Finale nei videogiochi, nei film, a Subbuteo, nei fumetti.Una finale che l’Italia non ha mai vinto: sconfitta 4-1 nel 1970, 2-1 nel 1978 (per il terzo posto), poi ai rigori nel 1994.

Ma non è la volontà di rivalsa ad alimentare l’immaginazione, sono piuttosto le affinità elettive: gli italiani emigrati in Brasile, i brasiliani che deliziano la Serie A.

E poi i colori: Azzurri contro VerdeOro, un pallone bianco su un manto d’erba lucente.Non è forse questo il Calcio?
Italia-Francia (6-2) fu il debutto della Nazionale maschile, il 15 maggio 1910, all’Arena Civica di Milano.
Quel giorno fu bianchi (Italia) contro blu (Francia). Da quel momento fu sempre bianchi contro blu, o azzurri.Come se la battaglia sportiva avesse sempre in palio il colore del mare.

Il “derby d’Europa” è probabilmente la rivalità più sentita in Italia: gli Azzurri vinsero il loro secondo Mondiale in casa dei francesi nel 1938, ma i Bleus si vendicarono nel 1998, ai quarti.Le finali di Euro 2000 e Germania 2006 hanno poi reso questa sfida immortale.

Sempre un tricolore contro l’altro.Cugini troppo simili per odiarsi, troppo diversi per amarsi davvero.
A Città del Messico una targa metallica recita:
“Lo stadio Azteca rende omaggio alle Nazionali di Italia (4) e Germania (3), protagoniste nel Mondiale del 1970 della Partita del Secolo”
Italia e Germania sono tutte qui: amore e odio, attacco e difesa, memoria e oblio, azzurri contro bianconeri.

Le amichevoli durante le dittature, il braccio fasciato di Beckenbauer, il “Non ci prendono più!” di Pertini e la corsa di Tardelli, Nike contro Adidas nel 1996, le lacrime della giovane bionda di Dortmund nel 2006, i muscoli di Mario Balotelli, le lacrime di Barzagli nel 2016.

Se Italia-Brasile è la finale dei sogni, Italia-Germania è il teatro dell’epica.
Dal 1871 al 1985 sono emigrati in Argentina quasi 3 milioni di italiani.

Oggi sono almeno 25 milioni, su 46, i cittadini argentini di origine italiana o discendenti di emigrati.
Per questo Italia-Argentina, al di là degli episodi e dei Numeri Dieci (anzi, Diez), non è mai solo una partita.

Perché è un vero derby dipinto e raccontato dai colori del cielo e del mare: le tinte di Roma e Buenos Aires, di Napoli e di Genova, della Pampa e della Lombardia, di Venezia e di Ushuaia, di Palermo e del Chaco.
Perché, come ha scritto Octavio Paz, Nobel per la letteratura nel 1990:

«Gli argentini sono italiani che parlano spagnolo e si credono inglesi.»
Forse non hanno torto gli inglesi a cantare, a ogni grande competizione: “It’s coming home!”Il problema, per gli inglesi, è che l’isola ormai da molto tempo non è più la casa del beautiful game.

Le rivalità tra Inghilterra e altre nazionali è tutta qui: nel lemma Calcio che è internazionale quanto Football e Soccer, nella fantasia che sboccia da piedi sudamericani, nelle vittorie che spesso atterrano in Spagna o in Germania. Nelle squadre inglesi che vincono solo quando in panchina c’è un allenatore straniero, spesso italiano.

ITA-ENG è ormai un classico moderno: azzurri contro albini, fisicità contro astuzia, estro e tattica contro determinazione e tecnica. Gli allievi che superano sempre i vecchi maestri.
Anche la rivalità tra Italia e Spagna si alimenta nella sfida tra vecchio e nuovo regime.

Perché la Serie A ha dominato gli anni ‘80 e ‘90, la Premier League gli anni ‘2000, e la Liga la fa da padrone ormai da quindici anni.

C’è ben poca regolarità qui: a volte vincono loro, a volte vinciamo noi; a volte noi siamo in bianco, a volte tocca a loro. A volte è l’Italia catenaccio e ripartenza contro la Roja incantatrice, a volte ci si contende lo scettro del bel gioco.

Una sola costante: il “derby del Mediterraneo” è sempre una partita da ¡Porca miseria!, come titolarono i giornali spagnoli a USA ’94.

PASSIONE TIFO PUBBLICO SPETTATORI TARGET

Per chi è il Calcio? A chi si rivolge la Nazionale? Dove nasce il tifo?

Una ricerca condotta dalla De Agostini Publishing nel 2013 evidenziò come il 22% dei bambini sotto i 10 anni sognasse un giorno di dirigere la cucina di un importante ristorante.
Il sogno di diventare calciatore, fra i maschietti, era scivolato al quarto posto. Tra le femminucce, invece, non pervenuto.

Lavorare sull’identità della Nazionale italiana, ma anche del calcio tutto, significa comprendere cosa accade alle radici della passione.

Quando con un pallone, in strada, ci si immagina circondati da decine di migliaia di tifosi col fiato sospeso, prima di battere il rigore decisivo.

L’ultima pubblicazione ad opera di FIGC, PWC e AREL ci aiuta a disegnare attraverso i numeri il ritratto dello sport preferito dagli italiani.

Il report completo è disponibile qui:
https://bit.ly/figc_reportcalcio

La ricerca Football Fan Experience di Deloitte, invece, costruisce gli identikit dei tifosi italiani:

Leggi lo studio completo qui:
https://bit.ly/football_fan_experience

I TIF0SI “SFEGATATI”

Per il tifoso sfegatato il calcio è una questione di valori e cultura

I tifosi sfegatati sono soprattutto uomini (il 60%), 1 su 4 appartiene alla fascia tra i 25 e i 34 anni e, rispetto al totale dei tifosi, vengono più frequentemente da regioni del Nord Italia (il 31% contro il 27% nel totale degli intervistati).
D’altra parte, quello che spicca in questa categoria è soprattutto l’attaccamento ai valori e alla cultura della propria squadra: il 29% dichiara di essersi avvicinato a questa proprio perché si riconosce nei suoi valori e nella sua cultura, contro il 15% che afferma lo stesso nel totale dei tifosi intervistati.
I TIF0SI APPASSI0NATI

Il tifoso appassionato attenua i toni e le caratteristiche del tifoso sfegatato

Nel caso dei tifosi appassionati 2 su 3 sono uomini, mentre 1 su 5 ha tra i 45 e i 54 anni.
Resta un gruppo a predominanza maschile, ma si popola di tifosi appartenenti a fasce d’età più mature, caratteristica demografica che sembra essere il principale elemento distintivo tra questo gruppo e quello dei tifosi più assidui.
Inoltre, come nel caso dei tifosi sfegatati, è più forte il senso di appartenenza legato ai valori e alla cultura della propria squadra, in cui il tifoso si riconosce.

I TIF0SI DEGLI EVENTI

Tra loro spiccano le donne e l’attaccamento alla famiglia

Il gruppo dei tifosi dei grandi eventi, come i campionati europei o mondiali, registra una maggiore presenza femminile (il 59%) e una predominanza della fascia tra i 45 e i 54 anni (il 21%).
Inoltre, a differenza dei tifosi sfegatati e appassionati, questa categoria dichiara con maggiore frequenza di essersi avvicinata alla propria squadra del cuore perché un membro della propria famiglia tifa (o tifava) quella stessa squadra, legando dunque maggiormente alla sfera dei legami affettivi il calcio e i suoi eventi.
I TIF0SI INF0RMATI

I tifosi informati hanno un’età media più elevata rispetto agli altri gruppi

In termini demografici, ciò che contraddistingue questa categoria dal resto dei tifosi è la sua età media, la più alta tra i diversi gruppi di tifosi.
Il tifoso informato ha infatti in media 47,5 anni, contro una media generale di 45 anni, che può scendere fino a 40 anni per i tifosi sfegatati, la categoria più giovane tra i diversi gruppi.
Questo risultato deriva in particolare dal fatto che 2 tifosi informati su 3 hanno più di 45 anni.

LA NAZIONALE SUL WEB E SUI SOCIAL

Il sito della FIGC: contenuti confusi e troppo numerosi, male organizzati, poco leggibili; un font poco elegante e poco versatile, anacronistico e non appropriato; immagini e media di bassa qualità.

Eppure, i dati del Report Calcio 2024 dicono che nell’ultimo anno 4,6 milioni di utenti hanno visitato il sito.
Inoltre, quello della tv VivoAzzurro sembra un progetto migliore, ormai ben avviato.

E poi c’è la nuova Media Factory, nata apposta per:

  • Ideare e creare contenuti digitali
  • Gestire i canali social delle Nazionali
  • Produrre Live Show
  • Produrre contenuti per media e partner
  • Produrre “in-house” le partite delle rappresentative giovanili, di Futsal, e di Beach Soccer

Eppure il sito webdella FIGC, graficamente parlando, sembra rimasto fermo al 2008

Perché i siti webdelle altre federazioni calcistiche maggiori sembrano non solo più gradevoli ma anche molto più capaci di rispecchiare lo stile e l’identità del relativo Paese?

Dai un’occhiata ai siti delle altre Federazioni europee maggiori:

Negli ultimi anni è cresciuta la presenza online della Nazionale e – con lei – l’attenzione dedicata alle realtà del calcio femminile.
Forse si può fare meglio?

Perché l’identità grafica dedicata alle rappresentative femminili è così poco integrata e codificata?

Perché nello stemma delle Nazionali femminili, sui social…

  • C’è lo sfondo di un azzurro diverso?
  • È presente una banda diagonale rosso corallo?

Cosa si potrebbe fare meglio?
Per esempio, si potrebbe monetizzare maggiormente la presenza su YouTube e TikTok. Si potrebbe fare di più per ridurre il gap con le altre federazioni (la Spagna probabilmente ci ha superato, nel frattempo…)
Insomma: bene, ma non benissimo.


IL CLUB ITALIA: NON SOLO “CALCIO”

Il Club Italia è l’organismo costituito per riunire le squadre Nazionali – del calcio e non solo – e coordinarne la gestione delle attività.

Il Club Italia è presieduto dal Presidente della FIGC, che detta le linee guida delle attività, approva i programmi tecnici, definisce l’organigramma.
In queste funzioni è supportato dal Vice Presidente Vicario della Federazione e dal Presidente della Lega Serie A e può avvalersi di un Board, organo consultivo composto dalle eccellenze del calcio italiano che hanno dato lustro alla maglia azzurra e da rappresentanti istituzionali.

Quante rappresentative abbiamo?
Circa 25

  • Maschili (8): Nazionale A, U-21,
U-20, U-19,
U-18, U-17,
U-16, U-15
  • Femminili (5): Nazionale A,
U-23,
U-19,
U-17,
U-16
  • Futsal (4): A-Maschile,
A-Femminile,
U-19 Maschile,
U-19 Femminile
  • Beach Soccer (2): A-Maschile,
A-Femminile
  • Nazionali Olimpiche (2) – costituite ogni 4 anni
  • Giochi del Mediterraneo (1) – costituita ogni 4 anni
  • Universitaria (2): Maschile
e Femminile (costituite ogni 2 anni)
  • eSports (1) – unica squadra per competizioni PES e FIFA

Il palmares delle Nazionali:

  • Maschili: 4 Mondiali, 2
Europei, 8
Europei Under
  • Femminili: 1
Europeo
U-19
(2008)
  • Futsal: 2
Europei
Nazionale maschile A
(2003, 2014)
  • Beach Soccer: 3
Euro Beach Soccer League
(2005, 2018, 2023)
  • Olimpica: 1
Ori
(1936), 2
Bronzi
(1928, 2004)
  • Giochi del Mediterraneo: 4 Ori
(1o59, 1963, 1967, 1997)
  • Universiadi: 2 edizioni
(1997, 2015)
  • eSports: 1
Campionato
UEFA eEURO
(2020)

Futsal | Calcio a 5

Nel nostro Paese, il Futsal – o Calcio a 5 – è ben più del famigerato “Calcetto”, lo sport degli Over40 che non riescono più a coprire un campo a 11. Lo dimostrano i successi continentali della Nazionale maschile – da anni al vertice di questo sport – e la continua crescita delle realtà femminili.

Sono quattro le Nazionali di Futsal, le due Squadre maggiori maschili e Femminili e le due formazioni Under 19.

Nel loro palmares i due titoli europei degli Azzurri (2003 Caserta e 2014 Anversa).

Le squadre più titolate in Italia sono la Luparense di San Martino di Lupari, in provincia di Padova (5 campionati di Serie A), e il Torrino, squadra romana (5 Coppe Italia).

La Nazionale Italiana di futsal femminile esordisce il 25 giugno 2015, al Foro Italico di Roma, ne superando l’Ungheria (5-0).
Nel 2018 (Leganés, Spagna), nel 2021 (Halmstad, Svezia) e nel 2022 (Fafè, Portogallo), le Azzurre chiudono sempre al secondo posto il girone di qualificazione per i primi Europei del Futsal Femminile, senza mai staccare il pass per la fase finale.
A inizio 2024, La Nazionale vince il suo primo torneo: il 3 Nations Tournament in Finlandia.

Beach Soccer

Anche il Beach Soccer si è ormai affrancato dalla sua vecchia natura di #sport di ripiego, acquistando dignità come disciplina autonoma e sempre più radicata.

Alla Nazionale di Beach Soccer maschile, istituita su iniziativa della Lega Nazionale Dilettanti nel 2004 ed entrata a far parte del Club Italia dalla stagione 2011/12, si è aggiunta nel 2021 la Nazionale di Beach Soccer femminile, che ha esordito nel 2022.
Nel palmares maschile 3 titoli Euroleague BSWW (2005, 2018, 2023), 3 Medaglie d’argento ai Mondiali (2008, 2019 e 2024), 2 Medaglie d’oro ai Giochi del Mediterraneo sulla Spiaggia (2015 e 2019), 2 Medaglie d’Argento ai Giochi Olimpici Europei (2015 e 2023)

La Nazionale Femminile di Beach Soccer è l’ultima nata tra le Nazionali azzurre.

Ha esordito il 1° giugno 2022, quando sulla spiaggia di Nazaré ha superato 3-2 la Spagna in un match valido per la Women’s Euro Beach Soccer League.
Nelle finali europee 2022 il cammino si interrompe solo in finale, persa 2-0 proprio contro la Spagna.
Nell’edizione 2023 delle EBSL Superfinal l’Italia chiude invece al 5° posto, superando l’Ucraina nella finalina.


I PARTNER DELLA NAZIONALE ITALIANA

Gli sponsor di una squadra, che sia un club o una nazionale, giocano un ruolo cruciale nel definirne l’identità. Sono dei veri partner dell’organizzazione.

Gli sponsor tecnici in primis, ma non solo:

  • Puma, che ha esordito nel 2003 (te la ricordi quella maglia? E quella partita di Pippo?) ed è entrata nell’immaginario collettivo con la divisa del Mondiale 2006;
  • Kappa, che ha rivoluzionato le maglie di calcio col suo Kombat (e ha disegnato forse i kit dell’Italia più belli di sempre, finora);
  • Nike, che nel 1996 presentò la prima maglia che usava ampiamente degli inserti color oro;
  • Diadora, che fu per l’Italia con Roberto Baggio quello che oggi è Adidas con Messi;
  • Le Coq Sportif, che presentò con l’Italia nel 1982 la prima iconica giacca pre-match nella storia del calcio;
  • IP, Fiat, Uliveto, Lete: brand che ci riportano indietro di almeno due decadi e che ci fanno chiedere:

Il blu intenso non tanto azzurro della divisa degli anni ’90 era una scelta stilistica o aveva a che fare con i colori degli sponsor di allora?

Da quando Adidas ha messo fine all’era Puma, molto è cambiato.
Di certo anche in meglio: siamo entrati nella top5 delle federazioni per introiti, ad esempio.

Eppure Adidas sta facendo molto di più che semplicemente sponsorizzare. Forse anche più che agire come partner.

Adidas sponsorizza la Nazionale…
o guida la Nazionale?

Le nuove divise azzurre – le prime con un motivo marmoreo, le seconde con il semplice template 2024 – sfoggiano non solo le Three Stripes, ma anche il nuovo stemma che strizza molto l’occhio al brand tedesco. Forse troppo.

(Che poi, parliamo di “divise azzurre”, ma le divise dell’Italia continuano a essere di un anonimo blu)

Adidas sta poi permettendo alla #Nazionale di cavalcare pienamente la wave #nostalgiacore: prima la stupenda divisa per il 125° anniversario della #FIGC, poi la felpa che rievoca la prima sponsorizzazione di Adidas negli anni ’70, infine la #90snostalgia con cui Adidas sta cercando di appropriarsi dell’immaginario che apparterrebbe a Nike.

Infine, l’impatto forte è stato sulla comunicazione della Nazionale durante gli ultimi (disastrosi) Europei.
Le campagne in città – Bari, Roma (Piazza di Spagna), Milano – ma anche una narrazione più emotiva, come mostra il #video promozionale prodotto dall’azienda.

Insomma: è iniziata una nuova era. Non di vittorie, ancora.
Ma sicuramente di rilettura (positiva?) di un’identità visiva ancora incompleta.

I partner di una Nazionale non raccontano solo una squadra, ma un intero Paese

Le sponsorizzazioni e le campagne che accompagnano gli Azzurri sono, per statuto quasi, rivolte a tutti e tutte. Quindi parlano di tutti e tutte, o almeno ci provano. E cosa dicono?

Le divise di rappresentanza firmate Armani provano a cavalcare lo stile italiano della #moda, non sempre riuscendoci. Parlano di un Paese che dovrebbe fare dell’estetica una parte integrante della propria identità.
(Dell’applicazione non corretta dello stemma parleremo in altra sede)

La campagna vecchio stile di Poste ci ricorda che, dopotutto, la Federazione è un’istituzione pubblica, e quindi rischia sempre di fare fatica ad adottare uno stile di comunicazione moderno ed efficace.

Con Telepass vediamo poi un esempio dei tanti gadget griffati Italia che popolano la vita degli italiani.
E quale gadget più calcistico e iconico delle figurine? Esselunga e Panini hanno provveduto a marcare anche questo spazio.

La pubblicità di TIM, il partner più di lunga data della FIGC, racconta un Paese e uno sport che cambiano, provano a modernizzarsi aprendosi alla tecnologia e soprattutto al mondo femminile.

C’è poi Frecciarossa, che è arrivata a vestirsi da Freccia Azzurra come nel famigerato racconto di Rodari – e che accompagna la squadra nei trasferimenti lungo lo Stivale.

Quale segno dei nostri tempi globalizzati è più forte della partnership con Volkswagen?

È quasi shockante vedere che non sia più Fiat il brand automobilistico degli Azzurri, bensì quello letteralmente dedicato al popolo tedesco.

Il popolo italiano può consolarsi però con uno dei suoi prodotti preferiti: birra Peroni, tinta eccezionalmente di azzurro per festeggiare quella che speriamo non sia l’ultima vittoria del decennio.


PARTECIPARE ORGANIZZARE COMPETERE VINCERE CELEBRARE

Diversamente dalle squadre di club, le Nazionali non hanno una dimensione quotidiana, costante nel tempo.
La loro identità (visiva), perciò, si alimenta soprattutto delle grandi manifestazioni: quelle a cui partecipa, quelle che organizza, quelle in cui lotta, vince o perde, quelle che celebra subito dopo o a distanza di anni.

Una Nazionale vive di grandi eventi, grandi emozioni

Da notare, a tal proposito, come non ci sia traccia grafica delle competizioni organizzate in ambito femminile: gli Europei del 1993 (persi in finale) e quelli del 1984, che si giocava con turni in casa e in trasferta.

L’immagine di una Nazionale è molto legata non solo alle sue vittorie, ma anche all’identità di tutte le federazioni e le competizioni a cui partecipa.
Manifestazioni e organizzazioni che non hanno solamente una dimensione sportiva, ma che segnano – graficamente e non solo – i nostri tempi.

Com’è normale, però, la più grande fonte d’influenza – grafica e sportiva – su una Nazionale è il campionato casalingo – o meglio, i campionati.

Nazionale e Serie A hanno spesso condiviso un simbolo, il più potente di tutti in Italia: lo Scudetto tricolore

Malgrado le strade visive delle due entità si siano sempre più biforcate – a partire dagli anni ’80 -, le competizioni organizzate dalla FIGC e dalle leghe ad essa appartenenti (Lega Serie A e B, Lega Pro, Lega Nazionale Dilettanti, ecc.) continuano a contenere riferimenti, richiami, influenze che impattano ancora oggi sull’identità visiva della Nazionale e della Federazione.